In occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, anche il team dell’Osservatorio Giurismatico vuole proporre un contributo che aiuti a riflettere su alcune situazioni gravi e spiacevoli che vedono coinvolte le donne e ledono la loro dignità e la loro libertà. Proviamo a farlo all’interno degli argomenti che sono a noi più familiari, quelli legati all’informatica e al digitale.
Infatti, complice anche la pandemia, l’aumento del tempo trascorso all’interno delle mura domestiche e di quello trascorso connessi alla rete, ha purtroppo come una delle conseguenze peggiori l’aumento della violenza di genere, anche di quella perpetrata on line.
Basti pensare che nel 2020, la principale rete di assistenza del Regno Unito ha registrato volume di traffico del proprio sito Web raddoppiato rispetto all’inizio della pandemia, con il 50% dei casi segnalati caratterizzati da una dimensione domestica
Si tratta di un dramma che può assumere molti volti, dalle minacce violente alla sorveglianza digitale, dalle molestie sessuali alla condivisione di immagini intime senza permesso: in qualsiasi forma vengano compiuti, anche agli abusi online possono conseguire impatti fisici e mentali devastanti.
L’effettiva condivisione tramite internet, o la stessa minaccia, di immagini intime non consensuali costituiscono, oggi, il reato di Revenge Porn, inteso quale distribuzione di materiale sessuale privato, foto o video, di un’altra persona, senza consenso e con lo scopo di causare imbarazzo o angoscia.
Spesso le donne vengono lasciate sole, portando le vittime al silenzio e alla vergogna, esponendole ai loro carnefici, giungendo, nei casi più gravi, alla depressione e al suicidio.
È dunque necessario che, sotto il profilo tecnologico, vi sia una maggiore tutela e sicurezza, per attivare politiche in cui le organizzazioni per i diritti delle donne e le grandi aziende tecnologiche collaborino per contrastare più efficacemente la violenza di genere online: fino a quando non si garantirà il Web come un luogo sicuro, il “digitale” sarà considerato un altro “luogo” in cui le donne potranno considerarsi a rischio, represse ed emarginate, mentre la rete dovrebbe essere considerata una infinita piattaforma volta a dar voce al cambiamento, alle opportunità.
Dunja Mijatović, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, durante uno degli eventi in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha affermato che “la cyber violenza colpisce le donne in modo sproporzionato, dissuadendole certamente dalla partecipazione digitale alla vita politica, sociale e culturale”.
A livello europeo sono molti gli atti vincolanti che affrontano il tema della violenza: la Convenzione di Lanzarote, che si occupa di abuso sessuale e sfruttamento dei bambini, la Convenzione di Budapest, afferente alla criminalità informatica, la Convenzione di Istanbul, che indica i criteri per la prevenzione dalla violenza domestica.
In particolare, ai sensi dell’ultimo atto normativo, i responsabili dovrebbero essere perseguiti e sanzionati, e dovrebbero sussistere dei meccanismi online facilmente accessibili, sicuri e specializzati che consentano alle donne di denunciare gli abusi alle autorità e ottenere sia la protezione che la rimozione di materiali non autorizzati o simili.
Affrontare la cyber-violenza, così come ogni altra forma di violenza di genere, non è solo una questione femminile, riguarda tutti: rispettare i diritti di ogni persona è l’unico modo per rendere Internet un luogo realmente aperto, sicuro e libero, in cui ciascuno può trovare voce e dignità.
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