Ci si preoccupa spesso delle intelligenze artificiali che, ad oggi, sono in grado di sostituire il lavoro dell’uomo: questo genere di “paranoia” nei confronti della tecnologia non è affatto un fenomeno nuovo e si manifesta in un’ampia gamma di modi. L’intelligenza artificiale è spesso percepita come il presagio di una nuova era in cui i robot si impossessano della maggior parte dei nostri lavori. Ma c’è un’altra prospettiva, meno allarmistica, a cui si pensa sempre meno: l’AI, infatti, potrebbe creare posti di lavoro.
L’intelligenza artificiale è una forza trainante nella tecnologia moderna che permetterà cambiamenti nell’intero mercato del lavoro, anche nei lavori professionali che, fino ad ora, sembravano esenti da tale automazione. Questo non vuol dire che il mercato del lavoro sia tendenzialmente immobile, anzi, è in continua evoluzione, producendo una ricerca di posizioni e settori completamente nuovi. Ad esempio, il data scientist era, fino a pochi anni fa, un ruolo di nicchia. Oggi i data scientist sono soggetti, ad esempio, molto ricercati, ed in generale i mestieri connessi “ai dati” saranno i maggiori vincitori del mercato del lavoro entro il 2022.
I cambiamenti nel mercato del lavoro globale si tradurranno in 58 milioni di nuovi posti di lavoro netti: ogni settore, entro la fine del 2022, dovrà gestire ed affrontare nuove sfide relativamente all’evoluzione delle competenze e, nello specifico, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione richiederà importanti riqualificazioni al fine di soddisfare le esigenze di lavoro emergenti.
Ad oggi, i maggiori fattori tecnologici di cambiamento nei mercati del lavoro globali saranno: l’intelligenza artificiale; adozione diffusa dell’analisi dei big data; tecnologia cloud; e l’onnipresente Internet mobile ad alta velocità.
Oltretutto, il cambiamento radicale avvenuto negli ultimi due anni con lo scoppio del COVID-19 ha definitivamente rivoluzionato il nostro futuro: secondo il Future of Jobs Report del World Economic Forum, il 50% di tutti i dipendenti dovrà riqualificarsi entro il 2025 con l’incremento delle adozioni tecnologiche:
Le tecnologie emergenti, infatti, stanno trasformando il mondo del lavoro, spingendo la forza lavoro verso la necessità di acquisire nuove competenze richieste e adattarsi ai lavori futuri. Le aziende si stanno rendendo conto dell’importanza della trasformazione digitale e dell’accelerazione del business per rimanere all’avanguardia nello sviluppo delle competenze specifiche necessarie per rimanere a galla nella “nuova” normalità del business
È vero che l’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia per la sicurezza del lavoro, ma allo stesso tempo quali mestieri vengono “rilevati” dallAI e quali lavori vengono “migliorati” dall’AI è una questione completamente diversa. Immerso nell’intersezione tra ingegneria del software e informatica, l’AI è il ramo che si occupa della costruzione di macchine intelligenti in grado di svolgere compiti che storicamente hanno richiesto l’intelligenza umana: se l’IA sta diventando progressivamente più mainstream, allora ci saranno sempre più posizioni per i professionisti formati all’IA per aiutare a integrare la scienza avanzata nelle pratiche più comuni sia nel campo del business che della cultura. Nel 2021, si sono osservati circa 20 miliardi di dollari spesi a livello globale per l’automazione dei processi robotici/intelligenti e si prevede che tale numero diventi quasi 35 miliardi entro il 2023.
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