Il team Giurismatico ha partecipato all’evento on line “Cittadinanza digitale. Una guida per il futuro” in occasione della presentazione del corso di laurea in Digital Education tenutosi all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, il 9 Ottobre 2020. Il panel di relatori composto da Luciano Floridi, Luca de Biase, Claudia Giudici e Stefano Moriggi si è interrogato su cosa sia la cittadinanza digitale e su quali siano le competenze digitali necessarie per poter far parte consapevolmente del mondo virtuale.
In particolare, il prof Floridi ha chiarito che per cittadinanza digitale si intende la capacità di ogni individuo di partecipare alla società online, e che deve essere intesa come un’estensione, o per meglio dire una trasformazione, della cittadinanza tradizionale: è quell’insieme di diritti e doveri che, grazie al supporto di una serie di strumenti e servizi, mira a semplificare il rapporto tra cittadini, imprese e pubblica amministrazione tramite le tecnologie digitali.
Ad oggi la cittadinanza digitale è propria delle persone fisiche, ma nel prossimo futuro sarà necessario che anche le persone giuridiche debbano essere dotati degli stessi diritti e doveri.
È interessante notare come i requisiti per possedere la cittadinanza digitale siano da ricercarsi nella possibilità di connessione e nel numero e qualità degli strumenti che consentono la presenza nel mondo virtuale.
Sulla base di questi requisiti, si possono individuare tre categorie di cittadinanza: la cittadinanza oro identifica i cittadini super digitalizzati, la cittadinanza argento identifica con i cittadini mediamente digitalizzati, ed è quella numericamente più rilevante, ed infine la cittadinanza bronzo identifica gli apolidi, ovvero coloro che sono privi digitalizzazione. Gli apolidi sono gli individui estranei al mondo virtuale, che non utilizzano – e in alcuni casi non sanno cosa sia – Internet, sono privi di devices come cellulare e PC e quindi non sono in grado di interagire con nessuno strumento digitale.
È perciò evidente che l’identità digitale faccia da spartiacque tra i cittadini digitalizzati e gli apolidi, generando una forte discriminazione tra i membri della società, che riflette ed in alcuni casi aggrava un grave problema sociale.
Come rappresentato dagli altri relatori, il corso di laure nasce proprio con la duplice finalità di studiare e prendere coscienza di questa trasformazione della società, per certi aspetti inevitabile in quanto connessa allo sviluppo tecnologico, e di crescere soggetti sempre più consapevoli di quello che comporta essere dei cittadini digitali. Spesso, infatti, alla domanda “Si sente cittadino digitale?” si risponde in maniera negativa, ed anche stupita. È quindi necessario accrescere la consapevolezza degli individui della loro quotidiana e ininterrotta partecipazione al mondo digitale.
Soprattutto per i bambini e i giovani di oggi, che anche se crescono circondati dalla tecnologia, che quindi viene data come un dato acquisito e non più una novità come invece per le generazioni adulte, e vengono definiti come “nativi digitali”, sono invece i cittadini meno consapevoli del mondo digitale, e vanno quindi aiutati a formarsi e ad avere consapevolezza di quali siano i loro diritti e i loro doveri in questo spazio virtuale dalle infinite possibilità.
Sarebbe auspicabile l’introduzione nelle scuole la materia della cultura digitale, al fine, di insegnare loro, sin dalla tenera età, la lingua del digitale e aiutarli a sviluppare consapevolmente le competenze digitali.
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