I robot sono stati coinvolti in vari tipologie di opere creative ormai da diverso tempo, così, si parla dunque di una rivoluzione sostenuta dal rapido sviluppo dei software di apprendimento automatico.
Esistono ad oggi, programmi per computer sviluppati per scopi di apprendimento automatico dotati di algoritmi incorporati che consentono di apprendere dall’immissione dei dati e di evolversi e prendere decisioni future, che possono quindi essere dirette o indipendenti, analogamente a quelle di esseri umani.
Questi software, se applicati all’arte, alla musica e alle opere letterarie, attivano degli algoritmi di machine learning i quali effettivamente imparano dagli input forniti dai programmatori, al fine di generare un nuovo lavoro.
La creazione di tali opere, letteralmente frutto di intelligenza artificiale, potrebbe avere implicazioni molto importanti per le leggi che si occupano di copyright.
Tradizionalmente, la proprietà del copyright delle opere generate al computer non è mai stata messa in discussione: il programma di utilizzo dell’intelligenza artificiale è semplicemente uno strumento che supporta il processo creativo.
Le opere creative, quindi, si qualificano per la protezione del copyright se sono originali, con la maggior parte delle definizioni di originalità che richiedono un autore umano, come confermato anche dalla maggior parte degli ordinamenti europei.
Tuttavia, attraverso l’intelligenza artificiale, i programmi per computer non sono più semplici strumenti: prendono molte delle decisioni coinvolte nei processi creativi senza intervento umano.
E per la prima volta questa loro capacità è stata anche meritevole di tutela giuridica.
Un tribunale di Shenzhen, in Cina, ha infatti stabilito che un articolo generato dall’intelligenza artificiale (AI) è protetto dal diritto d’autore, secondo il China News Service, che rappresenta un importante traguardo per le credenziali dell’IA come forza creativa.
Negli ultimi cinque anni il titano tecnologico cinese Tencent ha pubblicato contenuti prodotti da software automatizzato chiamato Dreamwriter, con particolare attenzione alle storie economiche e finanziarie.
Nel 2018, una piattaforma online gestita da una società chiamata Shanghai Yingxun Technology Company ha replicato un rapporto finanziario generato da AI da Tencent sul proprio sito Web.
L’articolo era “scritto automaticamente da Tencent Robot Dreamwriter”, come indicato da un disclaimer, tuttavia, il tribunale ha riscontrato che le espressioni dell’articolo avevano una “certa originalità” e soddisfacevano i requisiti legali per essere classificate come opere scritte, quindi si qualificavano per la protezione del copyright: pertanto, nonostante l’imputato avesse provveduto a rimuovere l’articolo dal proprio sito Web, era stato comunque condannato a pagare una multa di 1.500 yuan.
La questione attualmente è relativa al fatto che le normative a livello mondiale, stanno lottando per tenere il passo con l’assalto dell’IA, ma ci sono segni che le cose stanno cambiando e nel 2019 l’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti (USPTO) ha lanciato una chiamata a esperti e al pubblico in generale al fine di determinare quale impatto avrà l’IA sulla proprietà intellettuale e, soprattutto, “se sono necessarie nuove forme di protezione della proprietà intellettuale”.
Questo è chiaramente un dibattito che continuerà ad evolversi nei prossimi anni.
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