L’intelligenza artificiale è in grado di scoprire la firma genetica delle nuove mutazioni del coronavirus, e può riuscirci grazie alla presenza di due algoritmi ultimati in Italia, i quali identificano la percentuale della sequenza genetica del sarsCoV2.
La scoperta di tali gli algoritmi è attribuita a Gianni D’Angelo e Francesco Palmieri, dell’Università di Salerno. Gli algoritmi in questione sono stati esaminati grazie all’osservazione di 5.000 sequenze genetiche del Sars-CoV-2 provenienti da varie parti del mondo e messe a disposizione dalla GenBank dei National Institutes of Health, negli U.S.A.
Si è osservato che il sistema riconosce la “firma del coronavirus” nel 99,35% dei genomi presi in esame: non la semplice sequenza, ma un particolare schema di nucleotidi, fatto di tante sottostringhe, comune a tutti i genomi del nuovo coronavirus, nonostante le continue mutazioni che subisce. Da qui poi l’algoritmo va alla ricerca di uno schema genetico nella porzione di genoma di Sars-CoV-2 che codifica la proteina Spike, (quella che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane) e lo confronta con le mutazioni conosciute, individuando se quella in esame sia nuova oppure già nota.
I ricercatori hanno trovato una somiglianza tra le regole dell’elusione virale e quelle del linguaggio umano, per cui è possibile così sperimentare una tecnica per predire le elusioni virali tramite l’uso di algoritmi pensati per insegnare ai computer a capire il linguaggio umano (usando una serie di parole).
Le trasformazioni virali raggiungono l’elusione conservando la “sintassi” biologica che “a capo dell’infettività e alterando la semantica” del virus, al fine che esso non sia più riconoscibile dagli anticorpi neutralizzanti: tale ipotesi metodologica risulta simile alla struttura del linguaggio, dove è possibile mantenere inalterata la costruzione di una frase ma cambiandone, del tutto, il significato.
Considerando il ruolo degli algoritmi, dunque, è stato verificato che, per quel che riguarda le proteine di HIV, influenza A e SARS-CoV-2, i modelli di linguaggio che sono stati sviluppati, possono prevedere elusioni virali.
Il prossimo passo sarà quello di mettere a disposizione gli l’algoritmi ai microbiologi, per accelerare la ricerca volta alla produzione di antivirali adeguati a contrastare i vari ceppi del virus.
È significativo sottolineare che questo utilizzo degli algoritmi e delle AI in ambito genetico aumenta le possibilità di poter costruire una strategia per una politica di previsione degli eventi pandemici: se, infatti, l’insorgere di un virus e le sue successive trasformazioni possono sfuggire ad un controllo esclusivamente umano, l’utilizzo della tecnologia può rivelarsi decisivo sia per rintracciare sequenze genetiche sospette ed attivare gli adeguati presidi sanitari, sia per la produzione in tempi più rapidi di farmaci per contrastare il virus.
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