Da oltre un mese, ormai, il Coronavirus ha cambiato il modo in cui lavoriamo, giochiamo e impariamo: le scuole sono ormai chiuse da tempo, le competizioni sportive sono state annullate e le persone sono state invitate a lavorare da casa.
Questo iter inevitabilmente comporta un senso di sconforto generale, facendo sì che studenti e lavoratori si sentano lontani dai loro hobby e dalle loro vite sociali.
La Rete si presenta ormai come lo strumento per rimanere in contatto, imparare a distanza e tenere la popolazione impegnata durante il periodo dell’isolamento.
Guardando speranzosi ad un futuro prossimo, lontani dalla pandemia, è importante seguire le orme dei paesi che hanno adottato misure drastiche al fine di massimizzare i risultati positivo monitorando le proprie statistiche in merito alle azioni adoperate.
Queste chiusure si traducono in tentativi rivolti unicamente l’allontanamento sociale: un intervento di fondamentale importanza per la salute pubblica che può aiutare a fermare la trasmissione del Coronavirus.
Il distanziamento sociale, sostengono le autorità sanitarie, può drasticamente rallentare la velocità con cui l’infezione si diffonde, contribuendo ad alleviare l’onere per il sistema sanitario.
Sussiste infatti ancora oggi il rischio che il contatto tra grandi gruppi di persone aggravi la trasmissione del virus e la crescente consapevolezza che la malattia può essere trasmessa da coloro che sono asintomatici o sembrano essere relativamente sani.
In conclusione, l’idea è quella di mantenere una distanza tra noi e le altre persone: ciò significa anche evitare i mezzi pubblici quando possibile, limitare i viaggi non indispensabili, lavorare da casa e saltare le “riunioni sociali”.
In altri momenti storici questa strategia ha salvato migliaia di vite, sia durante la pandemia di influenza spagnola del 1918 sia durante la pandemia di influenza del 2009.
La durata di questo periodo di isolamento, che in questi mesi ha subito già molteplici proroghe, sebbene difficile, rimane ad oggi il più grande contributo che tutti noi possiamo dare per la salute pubblica.
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