Google è stata condannata in Francia a pagare una multa da 2 milioni di euro per illeciti commerciali nei confronti degli sviluppatori di App per Google Play Store.
La sentenza è stata pronunciata dal Tribunale Commerciale di Parigi, che ha individuato sette clausole controverse nei contratti di distribuzione siglati dal 5 maggio 2015 al 2 luglio 2016 tra il gigante americano e gli sviluppatori d’oltralpe. Nel 2018 il Ministro delle Finanze dell’epoca, Bruno Le Maire, aveva intentato una causa contro Google, e successivamente anche contro Apple, per quelle che vennero definite pratiche commerciali abusive.
Nel corso del procedimento, Google è stata accusata di aver imposto queste regole senza effettiva negoziazione e anche di essersi riservata il diritto di sospendere una domanda di ingresso di uno sviluppatore ai suoi ambienti senza possibilità di replica. Per il tribunale, queste clausole evidenziano l’assoggettamento o il tentativo di sottomissione degli sviluppatori di app a obblighi in grado di creare, come si legge nella sentenza, “un significativo squilibrio nei diritti e negli obblighi delle parti”.
Viene contestata anche la famigerata commissione del 30% che detiene l’azienda, così come l’obbligo per gli sviluppatori di scegliere prezzi nei range stabiliti da Google. La sanzione imposta non è la più alta comminata in Francia ad uno dei colossi tecnologici americani, e potrebbe presto essere seguita dal provvedimento atteso contro Apple per motivi analoghi, sebbene ci sia ancora la possibilità di una conclusione stragiudiziale.
La sentenza è interessante e si inserisce nel filone giurisprudenziale che, coinvolgendo appunto anche l’azienda di Cupertino, vuole ottenere una apertura di ecosistemi economici chiusi, in cui le regole di accesso e permanenza vengono stabilite da privati in modo potenzialmente lesivo dei diritti economici garantiti sul territorio europeo.
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