In data 7 novembre 2024, Donald Trump è stato eletto 47° presidente degli Stati Uniti, tornando a governare una delle potenze mondiali più influenti: la strada verso l’Election Day, però, stata segnata da sfide significative, in particolare da minacce cyber e operazioni di disinformazione, che hanno messo a dura prova la sicurezza e la trasparenza del processo elettorale. Un elemento chiave in queste dinamiche è stato l’infiltrarsi di attori stranieri, tra cui la Cina, nelle comunicazioni politiche statunitensi, creando preoccupazioni su potenziali interferenze esterne.

Le ultime minacce che hanno interessato il contesto elettorale statunitense riguardano intercettazioni telefoniche, con attacchi mirati alle comunicazioni delle campagne elettorali di Kamala Harris e Donald Trump. Secondo quanto riportato da Reuters, e confermato da fonti vicine all’inchiesta, attori cinesi avrebbero infiltrato i sistemi di Verizon, il principale fornitore di banda larga negli Stati Uniti, per intercettare conversazioni cruciali. Nonostante le dichiarazioni delle campagne politiche di Harris e Trump non abbiano confermato direttamente l’incidente, è emerso che l’informazione fosse sensibile per la sicurezza nazionale, legata a discussioni private tra membri delle due campagne.

Le indagini sul coinvolgimento della Cina sono condotte dal Federal Bureau of Investigation (FBI) e dall’Agenzia per la Sicurezza Informatica e le Infrastrutture degli Stati Uniti, che stanno esplorando l’entità dell’intrusione nelle telecomunicazioni. Il Dipartimento di Giustizia USA ha anche accusato membri del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane di tentativi di hacking, sottolineando la portata globale delle minacce informatiche. Tra gli obiettivi, oltre alle comunicazioni politiche, ci sarebbero stati anche alti funzionari dell’amministrazione Biden, con l’intento di raccogliere informazioni che avrebbero potuto compromettere la sicurezza e l’integrità del voto. I principali colpi di hacking sono stati registrati anche nei confronti di altre aziende di telecomunicazioni americane, come AT&T e Lumen, suscitando il sospetto che l’obiettivo fosse ottenere dati sensibili per finalità politiche e di sicurezza.

A questo scenario complesso si aggiungono le dichiarazioni della Cina, che ha negato le accuse di interferenza e ha ribadito la propria posizione di non intervento negli affari interni degli Stati Uniti. Nonostante ciò, le agenzie di intelligence statunitensi hanno identificato tentativi di influenzare elezioni congressuali, statali e locali, con la Cina accusata di aver cercato di manipolare almeno dieci di queste elezioni attraverso campagne informatiche occulte sui social media. La Cina, insieme a Russia e Iran, continua a essere al centro di un’azione di disinformazione che mira a destabilizzare il sistema politico degli Stati Uniti.

La potente arma della disinformazione ha assunto un ruolo centrale nelle elezioni del 2024, evolvendo rispetto a quanto accaduto nelle elezioni del 2016. Mentre in passato si utilizzavano principalmente contenuti virali sui social media, ora si prediligono tecniche sofisticate, come la creazione di siti web falsi che presentano informazioni errate come veritiere. Questa rapida evoluzione delle tecniche di disinformazione è stata alimentata dall’intelligenza artificiale, che ha reso più facile la generazione automatica di articoli falsi. Inoltre, le nuove tecnologie hanno consentito la diffusione di video manipolati, come i deep fake, utilizzati anche durante le elezioni moldave del 2024 per ingannare gli elettori.

Malgrado si registri una notevole evoluzione tecnologica nel campo della disinformazione, le strategie per contrastare queste minacce sembrano ancora in fase di sviluppo. Gli Stati Uniti, tuttavia, stanno facendo progressi nella protezione dei propri sistemi elettorali, come dimostrato dalle risposte tempestive delle agenzie di sicurezza informatica alle violazioni. È evidente che le elezioni presidenziali del 2024 non sono state solo un banco di prova per la democrazia americana, ma anche per la capacità del paese di resistere e rispondere alle minacce cibernetiche e alla disinformazione diffusa su scala globale.