L’intelligenza artificiale sta trasformando quasi tutti i settori in società. Sia che si utilizzi un’app per capire quale sia il percorso migliore per guidare da un punto ad un altro, che si ricevano consigli da Netflix su cosa guardare o si utilizzi il rilevamento del volto per accedere a uno smartphone personale, l’uso dell’intelligenza artificiale è già parte integrante della vita moderna.
Nel mondo del lavoro, l’intelligenza artificiale sta alimentando un incremento della produttività e sta già sostenendo un significativo impatto sul futuro dei giovani. Siamo abituati a pensare all’intelligenza artificiale “al futuro”, ipotizzando come gli sviluppi tecnologici influenzeranno la vita di ognuno di noi: entro il 2025, si prevede che il mercato mondiale dell’IA crescerà fino a 59 miliardi di dollari, un aumento significativo rispetto a 1,8 miliardi di dollari di spesa nel 2016.
Sebbene sia probabile che l’ampia diffusione dell’IA e della robotica generi una maggiore crescita della produttività, porterà anche alcune sfide. Alcuni anni fa, si parlava di nuove tecnologie e di come il mondo sarebbe cambiato drasticamente intorno all’anno 2020: mentre la Generazione X voleva stabilità e produzione, i Millennial puntano all’esperienza, che non è necessariamente collegata al possesso di beni e stabilità. La Generazione Z è nata invece nell’era digitale: parliamo di giovani “multitasking” che rappresentano il futuro tecnologico del mercato del lavoro, dove le logiche di mercato saranno sempre allineate man mano che la scienza “innova”, la tecnologia si sviluppa e insorgono nuove esigenze nel mondo.
“AI” è diventato un termine generico per descrivere qualsiasi progresso nell’informatica, nei sistemi e nella tecnologia in cui i programmi per computer possono eseguire attività o risolvere problemi che richiedono il tipo di ragione che associamo all’intelligenza umana, anche imparando dai processi passati. Tale capacità di apprendimento è una componente chiave dell’IA. Gli algoritmi, sono spesso associati all’intelligenza artificiale, malgrado essi siano, singolarmente, semplicemente un “insieme di istruzioni”, una formula per l’elaborazione dei dati. L’intelligenza artificiale porta questo elemento ad un altro livello e può essere costituita da un insieme di algoritmi che hanno la capacità di cambiare e riscriversi in risposta ai dati immessi, manifestando quindi “intelligenza”.
Visto il modo in cui l’intelligenza artificiale è stata rappresentata nei media (in particolar modo da alcuni film di fantascienza) è chiaro che l’avvento di questa tecnologia ha creato la paura che l’intelligenza artificiale un giorno potesse rendere gli esseri umani obsoleti nella forza lavoro. Di fatto, con l’avanzare della tecnologia, molte attività che un tempo venivano eseguite da umani sono diventate automatizzate, pertanto, è naturale temere che il salto verso i computer intelligenti possa annunciare l’inizio della fine del lavoro.
In considerazione di questa nuova dimensione bisogna far fronte ad un quadro ottimista: invece di promuovere l’obsolescenza del lavoro umano, si prevede che l’IA continuerà a guidare una grande innovazione che alimenterà le industrie esistenti, avendo il potenziale per la produzione di nuovi settori per la crescita, portando infine alla creazione di un maggior numero di posti di lavoro. Sebbene l’intelligenza artificiale abbia compiuto grandi passi avanti, ci sono ancora importanti limitazioni: in particolare, i programmi di intelligenza artificiale sono in genere capaci solo di intelligenza “specializzata”, il che significa che possono risolvere un solo problema ed eseguire solo un’attività alla volta.
Gli esseri umani, tuttavia, possiedono “intelligenza generalizzata“, con il tipo di risoluzione dei problemi, pensiero astratto e giudizio critico che continueranno ad essere importanti negli affari, pertanto, il giudizio umano continuerà ad essere rilevante, se non in ogni compito, certamente in tutti i settori.
Sulla base di questi e molti altri fattori, si sostiene una effettiva lontananza dal raggiungimento di un punto in cui l’IA sia paragonabile all’intelligenza umana e potrebbe teoricamente sostituire completamente i lavoratori umani: con un investimento in tutti i settori del mondo del lavoro e della società stessa, l’IA ha il potenziale per creare più posti di lavoro, non meno, definendo una circostanza caratterizzata non da “umani o computer” ma da “umani e computer” coinvolti in sistemi complessi volti alla produzione dell’industria del mercato e della prosperità in generale.
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