Rispetto allo scorso anno, l’Italia ha fatto progressi circa la digitalizzazione dei sistemi amministrativi e imprenditoriali, ma le scarse prestazioni nel contesto digitale rischiano di frenare un effettivo prossimo sviluppo dell’economia informatica del nostro Paese: è quanto emerge dal DESI 2020, indice della Comunità Europea che vede l’Italia posizionata al 25 ° posto.
Il DESI è l’indice attraverso il quale la Commissione europea tiene conto dello sviluppo digitale degli Stati, è applicato a tutti gli stati membri della UE e alla Gran Bretagna e misura l’uso delle tecnologie digitali da parte delle imprese e la fornitura di servizi pubblici online.
L’Italia permane tra le ultime in Europa nel digitale, e nel report del nostro paese emerge uno scarso tenore di competenze digitali di base, e un numero di esperti nel settore Ict notevolmente esiguo, soprattutto nell’ambito della Pubblica Amministrazione, ancora assai poco informatizzato.
Il processo di digitalizzazione manifesta una situazione di grave ritardo rispetto ai Paesi europei e si tratta di un divario che sta incrementando anziché diminuire.
Considerando l’evoluzione digitale una trasformazione ormai necessaria, i governi che si sono recentemente succeduti alla guida del paese hanno rinnovato alcune agevolazioni e sviluppato incentivi volti allo sviluppo e ala crescita della digitalizzazione delle imprese, con un occhio di riguardo verso le PMI.
Il Ministero dello Sviluppo Economico si è esposto in merito a quali siano gli interventi da finanziare e monitorare nel campo della digitalizzazione delle imprese, fornendone, intendendo per esse sia l’acquisto di software, hardware che di servizi specialistici che consentano di migliorare l’efficienza aziendale ma soprattutto realizzare interventi di formazione qualificata del personale nel mondo ICT. In particolare, due istituti hanno caratterizzato il cuore della recente strategia governativa, l’iperammortamento e il superammortamento per i costi della digitalizzazione, che permettono di recuperare rispettivamente il 250% e il 130% dei costi sostenuti dalle imprese per l’acquisto di beni o servizi volti alla digitalizzazione all’ingresso nell’industria 4.0.
Queste strategie fanno parte del Piano nazionale impresa 4.0, anche se occorre evidenziare come gli incentivi per le PMI sono un problema piuttosto attuale e risultano ormai tante le misure agevolative, purtroppo frammentate e complicate. Il Ministero dello Sviluppo ha messo a disposizione un vademecum ragionato sugli incentivi inteso quale punto di riferimento in cui gli imprenditori potranno trovare l’incentivo giusto a seconda di ciò che davvero gli serve, ma è necessario coordinare questa transizione. Su questo aspetto, che ci vede in ritardo rispetto ai parners europei, sicuramente un incentivo sarà portato dalle novità imposte dalla pandemia: non solo il governo, ma anche le regioni e gli altri enti territoriali si stanno attivando per favorire la digitalizzazione delle attività produttive.
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