Prossimamente, per l’Italia saranno previsti nuovi stanziamenti per il 2024, confermando l’impegno da parte del governo in materia di cyber security, trattandosi ormai di un’urgenza piuttosto attuale. Precisamente, Alfredo Mantovano, il sottosegretario del Consiglio dei ministri e Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica recentemente si è esposto in merito alla riforma dei servizi segreti italiani e della necessità che l’intelligence sia in contatto con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) la quale, istituita tramite decreto nel 2021.
Senza dubbio, uno dei principali attori nell’assicurare la cybersicurezza in Italia è il governo, che ha sviluppato piani e strategie nazionali per affrontare le minacce cibernetiche. Inoltre, sono state istituite agenzie specializzate come il Centro Nazionale per la Cyber Sicurezza (NCSC) per monitorare, analizzare e rispondere alle minacce informatiche. Queste iniziative mirano a proteggere le infrastrutture critiche, tra cui il settore energetico, le infrastrutture di comunicazione e il sistema finanziario.
Riconoscendo l’importanza della cyber security, bisogna esporre un piano complessivo di quanto in evidenza fin ora: nel corso del 2023 gli stanziamenti per la cyber security ammontano a circa 80 milioni e si prevede che nel corso del 2024, siano decisamente superiori, ossia orientativamente 220 milioni di euro: si tratta di un complesso di risorse impiegate che andrebbe a legittimare l’interesse del governo attuale e del governo precedente, infatti, il predecessore, Franco Gabrielli, aveva sollecitato un cambiamento profondo.
Parlando di fondi, elemento importante, anzi, imprescindibile, il sottosegretario Mantovano ha spiegato che “immaginare anche tre strutture per due agenzie e un dipartimento è veramente qualcosa che merita un restyling”, promuovendo “una riflessione politica molto serrata e non intendiamo fare questa riforma senza coinvolgere tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché è una riforma che interessa la Nazione e ha nel Parlamento il suo interlocutore”. Sono stati quindi annunciati gli investimenti che il Paese affronterà nel 2024, dal momento che “sia i governi precedenti sia quello attuale ritengono la tutela della sicurezza informatica una priorità e quindi certamente non fanno venir meno le risorse. Gli attacchi informatici si sono moltiplicati a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina. Non provengono tutti da attivisti filorussi, però alcuni sì, soprattutto quelli che hanno interessato per esempio alcune Asl nel territorio nazionale”.
In sintesi la mossa del governo appare decisamente necessaria visto l’aumento i cyberattacchi contro il nostro Paese, soprattutto dopo lo scoppio della guerra e la strategia di rafforzamento delle difese cyber però deve andare di pari passo con la riforma dei servizi segreti, ossia un altro importante asset organizzativo posto a protezione del Paese (l’ultima legge di riforma dei servizi segreti è del 2007).
Il fronte cyber su cui verte il cambiamento, mira anche all’incremento del lavoro dell’intelligence sugli interessi strategici, economico – finanziari dell’Italia, manifestando oggi l’esigenza principale della specializzazione e dell’efficienza. In conclusione, grazie alla realizzazione di enti deputati alla gestione cyber security, si fa leva sull’ACN, la quale sta lavorando per aumentare il numero di risorse: l’agenzia è stata costituita da poco e ad oggi sta muovendo i primi passi o più dei primi passi a pieno regime: la cybersicurezza in Italia è una sfida in costante evoluzione, ma il paese sta compiendo progressi significativi nel riconoscere l’importanza della protezione cibernetica. La collaborazione tra governo, aziende e individui è fondamentale per affrontare le minacce digitali in modo efficace e garantire un futuro sicuro per tutti.
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