In questi giorni strani e difficili per l’Italia a causa della crescente diffusione del Covid-19, e in particolare per la regione Lombardia e Milano, la quasi totalità degli operatori del settore legale si è ritrovata a svolgere la propria attività dalle rispettive abitazioni.
Per quel che riguarda determinate aree di competenza del settore legale, quali ad esempio l’attività contenziosa, il volume d’affari è nettamente diminuito, e a farne le spese sono in particolar modo i neo-avvocati e tutti quei legali che esercitano al di fuori di grandi law firm.
Prima dello scoppio della pandemia il processo telematico aveva preannunciato un cambiamento di paradigma dell’attività legale, che era già dunque avviata verso una transizione dall’analogico al digitale, ma senza dubbio il Covid-19 ha reso più brusco questo passaggio. L’avvocatura, soprattutto in Italia, è una attività che si è sempre caratterizzata per l’elevata interazione personale, mentre oggi i legali devono imparare a padroneggiare una serie di strumenti tecnologici di cui, probabilmente, erano prima inconsapevoli ma che oggi sono diventati indispensabili per rendere la professione legale “smart“.
Utilizzare piattaforme di condivisione di documenti, o template a costruzione variabile per la redazione di atti e pareri, o agende legali digitalizzate connesse con client di posta elettronica, questi sono i nuovi strumenti dell’attività professionale: l’interazione personale diventerà, forse, più una scelta dedicata che un’esigenza inevitabile.
È inoltre opportuno sottolineare che gli studi legali non avevano effettivamente mai utilizzato il lavoro a da casa come modalità sistemica di prestazione lavorativa, tutto si svolgeva “a studio”.
Ora, invece, si valuta il fatto che in futuro l’utilizzo del lavoro a distanza complessivamente programmato potrebbe far risparmiare sui costi di gestione dell’attività, con la conseguenza che ciò che oggi è straordinario in futuro diventerà sempre più consueto, se non la modalità prevalente per un certo tipo di legali, di esercitare la professione.
C’è poi una considerazione in merito al tipo di attività maggiormente richiesta agli avvocati in questo periodo, che sono ovviamente collegate alla gestione delle conseguenze dell’emergenza sanitaria in corso.
Le aziende, infatti, stanno rallentando le attività di finanza straordinaria e si stanno concentrando nell’assicurare la continuità del business: le questioni più importanti, sono relative al fattore produzione nel rispetto delle nuove regole, e alla svolta verso una precisa digitalizzazione delle attività produttive.
Nello specifico, l’Ordine degli avvocati di Milano ha provveduto a fornire delle importanti linee guida in vista di una ripresa delle attività presso studi e tribunali, facendo si che si possa ripristinare un contesto lavorativo al di fuori delle abitazioni nella massima sicurezza e gestione di tutte le precauzioni necessarie per la tutela e la salvaguardia della salute di chiunque.
Anche la professione legale sta cambiando, e impone di adeguarsi ai cambiamenti tecnologici che rendono la figura dell’azzeccagarbugli ormai solo un nostalgico ricordo: per continuare ad esercitare gli avvocati non possono più rimandare l’aggiornamento del proprio arsenale con i nuovi strumenti tecnologici.
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